Una intervista con Jean Claude Malgoire su Hector Berlioz ed il suo tempo…

INTRODUZIONE

Quando ho sentito menzionare per la prima volta la “Symphonie Fantastique” di Hector Berlioz ero adolescente: avevo letto poco tempo prima che Niccolò Paganini era rimasto affascinato dal giovane compositore, e mi ero interessata più da vicino all’opera di questo eminente compositore Francese.

La storia tra Paganini e Berlioz è piuttosto complessa: in un primo tempo incantato dalla foga e la modernità delle sue opere, (in particolare quando ascolto’ la “Symphonie Fantastique”), Paganini ordino’ un concerto per Viola al giovane compositore. Paganini possedeva una splendida viola di Stradivari, e desiderava mettere in valore questo strumento con un’opera all’altezza del suo virtuosismo. Ci si può da un lato immaginare la scelta di Paganini, ma d’altro canto anche la pressione che ha subito il giovane compositore Berlioz…

A questo punto Berlioz compone “Harold en Italie”, una sinfonia in quattro parti. Durante le prime letture con il compositore Paganini è veramente scontento. Lui, il grande Paganini, dovrebbe suonare solo di tanto in tanto qualche nota? La collaborazione viene interrotta di brutto: Paganini è deluso e la sinfonia rimarrà in un cassetto per diversi anni…

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Lettera di N.Paganini a Hector Berlioz dopo avere ascoltato “Harold en Italie”

Quando “Harold en Italie” venne infine eseguito fine 1838 (al Conservatorio di Parigi, diretto da Narcisse Girard e Chrétien Urhan alla viola) Paganini fu presente in sala, e scoprendo questa composizione, ne resta soggiogato. 

Senza voce per colpa della sua malattia già molto avanzata, Paganini raggiunge Berlioz dopo il concerto dietro le quinte per congratularsi. Suo figlio Achille “traduce” quel filo di voce che gli resta. 

Ma il riconoscimento di Paganini non si ferma a questo punto: sapendo in che situazione difficile si trovava Berlioz in quel momento, gli fa ricevere 20 000 franchi francesi d’oro d’epoca (una somma spaventosa) che permette a Berlioz di staccarsi infine dai suoi problemi del quotidiano e di fiorire. 

(Les mémoires d’Hector Berlioz )

Restarono amici fino alla morte di Paganini, due anni dopo.

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Jean Claude Malgoire, direttore della “Grande Ecurie de la Chambre du Roy

Non c’è bisogno di presentare Jean Claude Malgoire, direttore della “Grande Écurie et la Chambre du Roy”. Sono stata accolta in modo particolarmente caloroso durante le prove per la preparazione dei concerti di celebrazione dei 50 anni di esistenza del suo ensemble. Il suo punto di vista musicale e la sua conoscenza che va dal medioevo ai nostri giorni, ci permette di scoprire Hector Berlioz sotto tutta un’altra luce, quella di un’anima romantica e ribelle:

Jean-Claude Malgoire:

“Dopo avere passato ben 25 anni a suonare musica sinfonica, in particolare come oboista solista alla “Société des Concerts du Conservatoire” (fondata a suo tempo da Habeneck, primo direttore della « Symphonie Fantastique ») e come corno inglese all’Orchestre de Paris, sono stato impregnato dalle interpretazioni romantiche e rivoluzionarie: un personaggio importantissimo per me è Charles Munch, come una specie di eroe, al quale sono stato molto vicino e che mi ha permesso di capire cos’è il romanticismo e la rivolta.

Lui era, come Berlioz, un personaggio testardo e determinato. (Era fra l’altro anche il nipote del Dottor Albert Schweitzer). Fu Konzertmeister alla Gewandhausorchester di Leipzig. Quando Wilhelm Furtwängler lo incoraggiò’ a diventare Direttore d’orchestra fiorì.

Ho registrato due volte la Symphonie Fantastique con Munch e Karajan, e la ho eseguita un numero incalcolabile di volte, ed è proprio questa emozione che provo a riprodurre oggi, anche se modestamente non penso che ci riuscirò’.

Mi sento in certo senso come l’esecutore testamentario di Charles Munch, che ormai ci ha lasciato quasi 50 anni fa. Ho il sentimento che abbiamo dovuto subire nel frattempo delle interpretazioni tecnicamente compiute, ma di una mancanza assoluta di vigore e passione.

Non mi sento né come un proseguimento della linea delle interpretazioni già realizzate, né ad un punto di rottura. Sono anziano, anche se non lo si direbbe a primo acchito, ma  ho iniziato molto giovane. Penso che sono un po’ al centro di questa evoluzione alla quale ho assistito.

Circa un anno fa, quando abbiamo deciso di preparare questa Symphonie Fantastique con “La Grande Écurie et la Chambre du Roy”, ho riascoltato il primo concerto dell’Orchestre de Paris: c’ero e me lo ricordo benissimo, anche se non lo avevo quasi mai ri-ascoltato da allora, e di colpo mi sono reso conto del vuoto che ha lasciato la morte di Charles Munch. I suoi allievi o amici intimi, tali Ozawa o Bernstein sono stati in certo senso la sua eredità. Ma malgrado i loro sforzi non trovo più questo spirito di comprensione della musica.

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“Feuille d’album” autografa di Hector Berlioz, estratta dalla Symphonie Fantastique

Invece la prima cosa che direi su Berlioz mi pare ovvia, è un rivoluzionario. Era “contro” tutto!

Era “contro” suo padre, in particolare quando era giovane, contro le istituzioni e contro la Villa Medici, dava ben poca importanza a tutti loro.

Nella sua vita ci fu’ una sola persona della quale possiamo dire con assoluta certezza che lui avrebbe voluto essere “contro”: la bella “Estelle” [Estelle Fornier, nata Duboeuf]. 

Lui aveva appena 12 anni e lei aveva ben 5 anni più di lui. Era l’amore della sua vita e lo restò’ fino alla fine dei suoi giorni. 
Adesso che conosco bene la sua opera, mi pare evidente (anche senza voler scadere nella psicanalisi) che questo ideale femminile inaccessibile fu un’ossessione che lo tormentò’ per sempre. E detto fra noi, è anche ovvio che questa giovane donna di 17 anni non mostrava alcun interesse per questo ragazzino di 12 anni.

Questa ossessione si traduce musicalmente, in particolare nella  Symphonie Fantastique attraverso il tema principale che si sente durante i cinque quadri, questo tema che Berlioz non chiamava Leitmotiv ma Idée Fixe.

Tutta la sua vita è stata come un ottovolante, fra entusiasmo e disperazione. Direi anzi in modo generale che si sentiva infelice in Francia. Ma tutto ciò’ è relativo, perché secondo me si compiaceva a lamentarsi, in realtà non era così infelice, lui si inventava infelicità, per me era un vero Shakespeariano.

In realtà lui non era innamorato di Harriet Smithson [attrice e musa, sua futura moglie ed ispirazione della Symphonie Fantastique] ma Ofelia o Giulietta [due ruoli di Shakespeare nei quali lei brillava]. Viveva nel paradosso, mischiava tutto in un modo completamente irrazionale.

Ma tornando alla sua principale caratteristica: lui era un rivoluzionario!

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Concerto di Hector Berlioz al “Cirque Olympique des Champs-Élysées nel 1845”

Non ha ancora 30 anni quando compone la Symphonie Fantastique, ed è circondato da compositori quali Cherubini e Meyerbeer (Berlioz da un po’ importanza a Meyerbeer, ma Cherubini non lo ispirava per niente), tutto questo piccolo mondo è per lui sinonimo di conservatorio ed istituzione.

Lui “sbarca” in questo circolo con questa sinfonia straordinaria, e scuote tutto. Si deve avere presente che le sinfonie di Beethoven erano state eseguite per la prima volta (grazie a François Habeneck) solamente due anni prima. Berlioz è come ubriacato da questa musica, ne diventa quasi matto, ed “osa” comporre questa sinfonia che in realtà non ha nulla di tale. Infatti, solo col tempo l’espressione “Sinfonia” si è imposta in questa opera. Al giorno d’oggi verrebbe chiamata un “poema sinfonico”, ed infatti Berlioz stesso intitola quest’opera “épisodes de la vie d’un artiste” (“episodi dalla vita di un artista”). 

E’ una vera e propria rivolta contro le idee preconcette, contro l’accademismo, il conservatorio, e le istituzioni in generale.

Per comprendere in che contesto lui si trovava e le personalità che lo hanno influenzato, si deve fare appello al suo spirito di sintesi ed il suo eclettismo. La letteratura e la pittura vengono tradotti dal suo spirito in musica e forgiano questo stile unico e focoso.

Goethe per esempio, lo ha segnato tantissimo, ma anche Delacroix e Félicien David, che era il suo carissimo amico e che gli sveglio’ l’interesse per l’orientalismo. Inoltre manifesta anche una grandissima passione per Shakespeare – secondo me il primo romantico, prima di tutti!

Tuttavia ho ritrovato un filo conduttore fra Gluck e Berlioz. Basta guardare da vicino gli spartiti di Gluck a Parigi: conosciamo bene l’artista viennese, ma quando lui diventa musicista di Maria-Antonietta, si possono scoprire già certe forme di audacia d’avanguardia. 

Se si paragona l’Orfeo scritto a Vienna negli anni 1760 e la versione francese che Marie-Antoinette gli ha chiesto di comporre, si assiste ad una vera e propria esplosione: fra l’altro perché viene obbligato ad utilizzare il balletto della “Académie Royale de Musique” in questa nuova versione.

Malgrado le influenze di Gluck, berlioz ha solo una vaga conoscenza della musica più antica, per esempio Rameau. Stranamente non conosce granché la musica di Mozart: nel 1834 viene eseguito il  “Don Juan” a Parigi, ma Berlioz non se ne interessa in un primo tempo, e se ne avvicina solo anni dopo.

Il suo incontro con Pauline Viardot [grande mezzo-soprano dell’epoca, sorella della grande Malibran] gli rivela nuovi orizzonti : questa artista possiede una cultura incredibile, da Palestrina (16° secolo) in poi! Lei influenzò’ Berlioz realizzando una trascrizione dell’Orfeo per la sua voce. Saint Saens compose una cadenza per Pauline Viardot.

In un senso più tecnico Berlioz intervenne anche nell’evoluzione degli strumento dell’orchestra, spericolato, scrive addirittura un trattato sull’orchestrazione, ed impiega delle novità, tali la cornetta a pistoni, i corni a due pistoni (naturali fino a quel momento) ed in un secondo tempo a tre pistoni. In Germania lo impressiona il Valvethorn che Wagner mischia con il corno (naturale) nel Tannhäuser. Berlioz frequentò anche l’atelier di Adolphe Sax. Come compositore, la sua domanda spinge  i liutai a scoprire nuovi territori. Infatti, in generale sono i liutai che inventano ed innovano su richiesta dei musicisti e dei compositori. 

Berlioz, che è sempre “contro” tutto viveva in un’epoca di cambiamenti intesi sia a livello storico che al livello tecnico.

Berlioz è un vero ribelle romantico.” 

Desidero ringraziare Jean-Claude Malgoire di avermi dedicato un po’ del suo tempo …

(I commenti in corsivo nel corso dell’intervista nelle parentesi quadre sono annotazioni che ho aggiunto per facilitare la lettura.)

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Olivia Steindler durante l’intervista con Jean Claude Malgoire à Paris, octobre 2016

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